Comitato Organistico Cremonese

in collaborazione con

Servizio di Promozione Turistica della Provincia di Cremona

Touring Club Italiano - Consolato di Cremona


Associazione Patologia Oncologica Mammaria


con il patrocinio di

Curia Vescovile di Cremona

AIOC - Associazione Italiana Organisti di Chiesa

 


ORGANI STORICI CREMONESI
Concerti per la valorizzazione del patrimonio organario


ANNO XVIII - 2011

promozione e organizzazione:
M° Paolo Bottini



domenica 11 settembre, ore 21
CREMONA
chiesa di S. Maria Maddalena
Paolo Bottini
(organo "Arturo Pedrini", 1969, dono della famiglia dell'Ing. Gianfranco Carutti all'Istituto Musicale Pareggiato di Cremona)
Presentazione del c.d. "Galanterie" registrato da Paolo Bottini
per conto della casa discografica cremonese MV Cremona
in collaborazione con
Touring Club Italiano - Consolato di Cremona
a favore dei restauri della chiesa di S. Maria Maddalena

* * *

domenica 18 settembre, ore 21
CREMONA
Chiesa dei SS. Omobono ed Egidio
Paolo Bottini
(organo di Anonimo del sec. XVIII)
in collaborazione con
Parrocchia dei Santi Giacomo e Agostino
Letture (e ispirazioni) dal Cantico dei Cantici a cura di Elena Bugini
Musiche di Paolo Bottini
* * *

domenica 25 settembre, ore 11.30
CREMONA
Chiesa parrocchiale di S. Pietro al Po
Paolo Bottini
(organo-orchestra "F.lli Lingiardi" 1877)
in collaborazione con (nonché in beneficenza a favore di)
Associazione Patologia Oncologica Mammaria
ed in memoria di Carla Antonioli Bodini
(Paolo Bottini alle ore 10,30 accompagnerà all'organo anche la santa messa parrocchiale)



Ingresso libero

 

in collaborazione con

GIANI CASA d'ORGANI - Corte De' Frati (CR)


in collaborazione e con il sostegno di

Fabbrica d'Organi Inzoli Cav. Pacifico di Bonizzi F.lli - Crema ( CR)



A COSA SERVE UNA RASSEGNA DI CONCERTI D'ORGANO ?

riflessioni di Paolo Bottini


Porre in particolare luce il patrimonio organario cremonese quale preziosa testimonianza artistica che nei secoli ha scandito la vita liturgica della Chiesa: è lo scopo precipuo di questa rassegna concertistica.

Ma l'organo non è un quadro e, dunque, non basta contemplarlo nella propria magnificenza estetica, è uno strumento musicale « il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti » [1] e come tale va suonato... possibilmente da suonatori competenti.

Questa complessa macchina musicale che si chiama organo può essere pienamente parte integrante del rito solamente grazie alla inappuntabile guida di un esperto pilota: chi alla consolle dell'organo si trova in imbarazzo, senza scampo trasmetterà all'uditorio la medesima fatica che egli prova nel guidare la macchina, rischiando di far passare messaggi avulsi dal rito che si celebra.

Non è, infatti, scontato ricordare che «Il canto e la musica devono essere degni del mistero che si celebra » [2] e che le forme musicali, nella loro legittima diversità accolte dalla Chiesa, devono essere sempre « concordi con lo spirito della sacra liturgia » [3].

Palesi difficoltà di natura economica - forse supportate dalla sensazione che investire sulla qualità della liturgia sia atto non prioritario per la vita della Chiesa - scoraggiano le comunità parrocchiali ad investire sul restauro degli storici organi esistenti e, soprattutto, sulla edificazione di nuovi; e pure, qualora si riesca a completare un restauro o l'erezione di un nuovo organo, è rarissima cosa pensare all'istituzione di una figura ecclesiale che, anche a tempo pieno (e, di conseguenza, godendo di adeguata remunerazione) si occupi del ministero del canto e della musica con adeguata preparazione musicale e liturgica: grazie a Dio (e alla precisa volontà del nostro Vescovo Dante Lafranconi!) nella nostra Diocesi esistono corsi specifici in proposito [Associazione Musicale Marc'Antonio Ingegneri], rivolti soprattutto a chi, con spirito di servizio e abnegazione, svolge ogni domenica l'incarico di occuparsi della musica e del canto a servizio della celebrazione eucaristica e dovrebbe sentire grave l'obbligo di perfezionare costantemente le proprie competenze sia musicali che liturgiche.

Forse non siamo lontani dal riconoscimento ecclesiale di un vero e proprio ministero del canto e della musica nella liturgia: ce lo annuncia M° don Graziano Ghisolfi (responsabile musicale dell'Ufficio per il Culto Divino della Curia Vescovile di Cremona nonché vicepresidente della Scuola Diocesana di Musica Sacra “Dante Caifa”):

« Si potrebbe pensare ad una figura che riassuma in sé tutte le funzioni musicali in ambito liturgico, con investitura ministeriale. In altri termini sarebbe auspicabile che almeno le chiese più importanti di ogni Diocesi abbiano una figura stabile di musicista che svolga le funzioni sia del cantore che dell’organista. Se, infatti, guardiamo alla prassi in uso nelle piccole parrocchie, si nota che ormai di fatto l’organista è la figura di riferimento per il canto nella liturgia: insegna i canti, li accompagna all’organo, istruisce l’eventuale cantore solista, sceglie il repertorio, dirige il coro, accompagna i riti liturgici con il solo organo quando mancano i cantori.
La presenza, inoltre, di un grande patrimonio di organi storici nella nostra diocesi, richiede senza dubbio una grande competenza in grado di valorizzare pienamente le notevoli risorse timbriche di tali strumenti. Spesso, infatti, gli organi antichi presentano soluzioni e congegni tecnici di particolare complessità, tale da ostacolare l’approccio anche dell’organista discretamente preparato. Pertanto, se l’organista-cantore professionalmente competente è auspicabile ovunque, a maggior ragione se ne rende necessaria la presenza laddove vi sia un organo di particolare pregio storico-artistico.
Nei confronti del patrimonio organario storico, l’organista-cantore riveste, dunque, un duplice ruolo: da un lato, mediante l’uso liturgico, egli rende attuali e vive nel presente questa preziose testimonianze artistiche del passato; dall’altro, con il suo operato svolge fondamentali mansioni di tutela e salvaguardia culturale. »
[4]

È urgente, dunque, il rafforzamento della educazione liturgica di base rivolta innanzitutto ai piccoli nelle nostre comunità parrocchiali, ma anche in maniera ben più approfondita, ai sacerdoti: anche il cardinale Ratzinger in proposito diceva «l'educazione liturgica di sacerdoti e laici è oggi deficitaria in misura assai triste. Qui resta molto da fare» [5]

Ma perché una rassegna di concerti d'organo dovrebbe far riflettere su questi argomenti?

Non è sufficiente ascoltare della bella musica in concerto e poi la domenica a messa accontentarci della mediocrità liturgico-musicale?

Se la risposta è affermativa, forse vale la pena riflettere su quest'altra (forte) affermazione del cardinale Ratzinger: « Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita etsi Deus non daretur: come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero del Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale? Allora la comunità celebra solo se stessa, senza che ne valga la pena. E, dato che la comunità in se stessa non ha sussistenza, ma, in quanto unità, ha origine per la fede dal Signore stesso, diventa inevitabile in queste condizioni che si arrivi alla dissoluzione in partiti di ogni genere, alla contrapposizione partitica in una Chiesa che lacera se stessa. Per questo abbiamo bisogno di un nuovo movimento liturgico, che richiami in vita la vera eredità del concilio Vaticano II ». [6]


M° Paolo Bottini,
dir. art. C.O.C.

Cremona, il 28 luglio 2007, Ioannis Sebastiani Bachij in memoriam

_____________________
[1] Concilio Vaticano II - Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium” sulla Sacra Liturgia, cap. VI, n.120, 1963
[2] «L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa» - Lineamenta del Sinodo dei Vescovi riuniti in XI Assemblea Generale Ordinaria, febbraio 2004
[3] Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Convegno Internazionale di Musica Sacra (25-27 gennaio 2001)
[4] Graziano Ghisolfi, La pastorale della musica e del canto nella diocesi di Cremona: prospettive e ipotesi di lavoro, tesi di diploma al Corso di Perfezionamento Liturgico-Musicale della Conferenza Episcopale Italiana, Roma, luglio 2000; testo completo scaricabile in formato word cliccando QUI
[5] Joseph Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Paolo, 2001
[6] Joseph Ratzinger, La mia vita – Ricordi (1927-1977), San Paolo, 1997, pag. 113


MUSICA d'ORGANO nella LITURGIA a CREMONA

chiesa dei Padri Barnabiti di S. Luca
(primo sabato del mese, ore 17.30 ante missam: Michele Bosio all'organo "Rotelli" 1901, con la partecipazione di Hiroko Miura, soprano)



ORGANI STORICI CREMONESI
Un patrimonio da conoscere e da salvare


Nel 1955, con il restauro dell’organo Antegnati della chiesa di S. Giuseppe a Brescia - promosso e curato da Luigi Ferdinando Tagliavini - prendeva il via in Italia il movimento di tutela e salvaguardia del patrimonio organario nazionale. Non si trattò di un semplice restauro, ma di un vero e proprio evento che, per la prima volta, cominciava a porre rimedio ai deplorevoli effetti causati dalla fase di industrializzazione dell’organaria italiana, ribadendo invece l’importanza dei criteri artigianali tradizionali.

La svolta si ebbe con l’approvazione della legge 1089 del 1939 sulla tutela delle cose di interesse artistico e storico, grazie alla quale chi si batteva per un ritorno alla vera tradizione organaria trovò un sostegno valido e ufficiale. Dopo anni di studi, ricerche d’archivio e rilievi sugli antichi strumenti sopravvissuti all’ondata dei riformatori, si giunse finalmente al primo restauro storico - con questa espressione si intende quella complessa operazione che mira a riportare lo strumento nelle sue condizioni originali, restaurando la parte conservata e ricostruendo fedelmente quelle mancanti - avente per oggetto il prestigioso organo (1581) della chiesa di S. Giuseppe a Brescia, opera di una delle più illustri famiglie organarie d’Italia, gli Antegnati.

I riflessi cremonesi di questi fermenti culturali si sono fatti sentire non certo tempestivamente, come potrebbe lasciar supporre la vicinanza del capoluogo bresciano, vero centro irradiatore del movimento, e ciò anche a dispetto di una tradizione organaria locale di grande rilievo, ben radicata nel nostro territorio fin dal XV secolo (si pensi all’organo di Matteo d’Alemagna per un non meglio identificato "messer lo comandator", datato 1441, il cui disegno - riprodotto sulla copertina dell’opuscolo della nostra rassegna concertistica “Organi Storici Cremonesi”- è il più antico disegno d’organo esistente. Nonostante una prosperosa vita organaria e organistica cinquecentesca - sopravvissuta in misura molto ridotta negli strumenti cittadini di S. Sigismondo, S. Maria del Campo, S. Agostino - il patrimonio storico cremonese risale in gran parte al secolo scorso, grazie alle numerose opere dei bergamaschi Bossi e Serassi, dei Pavesi Amati e Lingiardi, del cremasco Inzoli, accanto alle più rare ma importanti presenze dei Montesanti, Damiani, Biroldi, Franceschini, Cavalli e Bernasconi.

Il patrimonio locale è dunque ricco e, in alcuni casi, di eccezionale interesse. Tuttavia, non si può altrettanto ben dire per il modo in cui è giunto sino a noi, specialmente in seguito alle vicende accadute in quest’ultimo secolo. A questo proposito occorre distinguere tra organi mal conservati e organi manomessi: nel primo caso, la principale ragione del degrado è dovuta all’incuria derivante da non-uso dello strumento (il quale può comunque essere fonicamente integro); nel secondo, invece, le responsabilità sono molteplici: è vero che ad una folta schiera di organari incapaci si è aggiunto un clero spesso incompetente e assecondante certe effimere mode organistico-liturgiche, ma è altrettanto vero che tutto ciò va inserito in un più generale momento di crisi dell’organaria italiana che, nei primi trent’anni del XX secolo ha prima ripudiato e poi dimenticato i principi classici della sua secolare e gloriosa storia.

Poiché in questa materia, a livello locale, il nostro diretto interlocutore è il clero, riteniamo che sia urgente un ‘opera di informazione e di aggiornamento che porti a conoscenza dei parroci, dei giovani sacerdoti e dei seminaristi non tanto di elementi i tecnica organaria, quanto soprattutto nozioni storiche e legislative, in modo tale che siano veramente chiare le ragioni - culturali e religiose - per cui è necessario recuperare e valorizzare il nostro patrimonio organario.

Qui è bene insistere, poiché sta il nocciolo della questione: siamo consapevoli, infatti, che un argomento come quello della tutela dei nostri organi storici potrà avere un seguito, cioè un dibattito - che noi vorremmo sereno costruttivo - tra mondo organistico ed ecclesiastico, solo se innanzitutto il clero avrà acquistato la consapevolezza dell’importanza e della ricchezza di un patrimonio organario come il nostro.

La conservazione degli organi antichi non ha soltanto un interesse culturale e storico, ma coinvolge necessariamente l’aspetto liturgico: la banalizzazione della musica sacra (e di chi cerca di tenerla in vita) non giova certo né alla causa organaria, tantomeno ad una corretta rivalutazione liturgica della musica. La carenza di restauri filologici e di organi nuovi nel nostro territorio non è dovuta soltanto a ragioni economiche: se è pur vero che l’aspetto finanziario è spesso un freno anche alle migliori intenzioni, è comunque innegabile che se le motivazioni spirituali e culturali del far musica in chiesa fossero intese correttamente (tramite una pratica corale più diffusa e di miglior livello, con un repertorio di canti autenticamente liturgico, sia sotto l’aspetto testuale che musicale), allora anche la salvaguardia del patrimonio organario diventerebbe una spontanea esigenza. Dunque, prima di tutto, è necessario:

1 - recuperare una conoscenza storica del nostro patrimonio organario, mediante la ricerca e lo studio scientifico dei documenti d’archivio, al fine di poter individuare con buona approssimazione le vicende storiche degli organi cremonesi;

2 - far ricorso agli organismi competenti (Commissione per la tutela degli organi artistici della Lombardia, Commissione diocesana di Musica per la Liturgia) qualora si decida di intervenire sugli organi, siano essi antichi o meno;

3 - sostenere iniziative volte a valorizzare il patrimonio organario locale: rassegne concertistiche, concerti occasionali, studi e ricerche d’archivio;

4 - promuovere un’opera di salvaguardia essenziale: evitare che intervengano sugli organi persone di dubbia competenza; controllare che vi sia ordine e pulizia in cantoria e nelle casse degli strumenti; preservare il corpo d’organo (canne, somiere, mantici) dall’azione corrosiva dei topi e da fonti di calore troppo vicine

5 - promuovere un’opera di sensibilizzazione organistica, incoraggiando ragazzi e giovani verso lo studio dell’organo, in modo tale che nel prossimo futuro siano sempre più gli organisti competenti in grado di sottrarre i nostri antichi strumenti al degrado e all’incuria;

6 - rivalutare professionalmente le figure dell’organista e del direttore di coro, premessa irrinunciabile per attuare concretamente (e dignitosamente) la valorizzazione dell’arte organaria.

Ci auguriamo che, a quarant’anni di distanza, gli ideali ispiratori del movimento di tutela organaria attecchiscano anche nel territorio cremonese, magari trapiantando esperienze e tipi di interventi realizzati in provincie-modello (Brescia, Bergamo, Milano, Varese, Treviso, Bologna, Modena, Pistoia, Pesaro, etc.). La salvaguardia del patrimonio culturale - prima ancora che musicale - costituito dai nostri organi deve stare a cuore di tutti, parroci e comunità, non solo per conservare antiche vestigia, ma specialmente per riattualizzarle nel contesto storico, civile e religioso dei nostri giorni.

Comitato Organistico Cremonese

Cremona, marzo 1995


Norme in materia d’organi
(dal Direttorio Liturgico-Pastorale della Diocesi di Cremona - 1998)


471. Le affermazioni contenute in Sacrosanctum Concilium 120: “ Nella chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne come strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere mirabile splendore alle cerimonie della chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle realtà supreme.”, e nei successivi documenti del Magistero esortano la diocesi a stimare convenientemente il suo cospicuo patrimonio organario, sia per la sua fruizione liturgica che per la sua valenza culturale. (...)

472. (...) Facilmente la scarsa conoscenza del valore di uno strumento e il disinteresse nei confronti della musica sacra inducono a dilazionare nel tempo, se non addirittura ad escludere, progetti di intervento. Rimane tuttavia il dovere, per le comunità parrocchiali, di tutelare gli organi a canne che costituiscono comunque parte rilevante del patrimonio liturgico e artistico delle chiese.

475. Le parrocchie sprovviste di un organo a canne prevedano concretamente l’opportunità di dotare la propria chiesa di questo strumento. Il ricorso ad apparecchiature elettroniche sostitutive è da ritenersi improprio e provvisorio.

478. Si ricorda che la tutela e la fruizione del patrimonio organario, sia antico che moderno, non può prescindere dalla formazione di organisti competenti che, a loro volta, sono garanzia di un utilizzo corretto degli strumenti, della qualità degli interventi liturgici e della promozione culturale della comunità cristiana.

* * *

Comitato Organistico Cremonese
via Milazzo n.37 - 26100 Cremona


L'organo "orchestra" Lingiardi edificato nel 1877 in cassa cinquecentesca (ex organo Antegnati) dai celebri organari pavesi per la chiesa parrocchiale di San Pietro al Po a Cremona
(restauro fonico 2008 a cura di Giani Casa d'Organi)


vai alla pagina principale del sito internet "ORGANI CREMONESI"